Lui & Lei

Schiava


di Membro VIP di Annunci69.it Curioso917
28.11.2024    |    3.725    |    1 9.7
"È da tempo che condivido il letto con Aquilia da due anni dopo la morte del marito, gli avevo promesso che se le sarebbe accaduto qualcosa mi sarei occupato di..."
Schiava


Marciare per ore sotto il sole o con la pioggia è la vita di noi legionari,sopravvissuto a tante battaglie finalmente mi spetta una casa e un pezzo di terra tutta mia.
Ho ucciso per sopravvivere ma mai odiato il nemico,solo eravamo da parti diverse,loro difendevano le loro terre e io aiutavo ad espandere l'impero.
Una bella domus circondata da acri di terra a vigna un sogno che si realizza, un luogo tra dolci colline con fonti di acqua fresca,siamo io e mia sorella rimasta vedova,il lavoro è duro ma preferiamo farlo da soli,non è che manchino i sesterzi semplicemente per ora bastiamo noi.
Vedere maturare i grappoli e sentirne il profumo mi ripaga degli anni passati a servizio dell'imperatore,da quando mi sono arruolato ne ho visti quattro, tutti finiti in malo modo,sono contento di possedere questa terra lontano da Roma,dai suoi intrighi di palazzo e piena di gente disposta a tagliarti la gola per un soldo.
Un giorno sono tra i filari a potare con l'adorata Aquilia Severa la più giovane delle mie sorelle,anch'essa gode di una piccola rimessa per compensare la perdita del marito morto nello scongiurare un attentato al Cesare.
Possiamo dirci fortunati non ci manca nulla e vicino alla domus c'è anche uno specchio d’acqua limpida dove bagnarsi durante le calde estati .
Mentre penso alla nostra fortuna sento provenire trambusto dalla vicina strada,metto mano alla daga pronto a difendere me' e mia sorella.
Vedo una ragazzina che fugge inseguita da quattro brutti ceffi in armi,nel tentativo di fuggire si infila tra i filari,sbarro la strada agli inseguitori:”ave che fate nelle mie terre?”,”uno sputa a terra,:”stiamo inseguendo una schiava,si rifiuta di essere venduta,la stavamo punendo a dovere per metterla al suo posto ma quella strega mi ha morso la mano ed è fuggita,non sa quello che l'aspetta “,mentre lo dice mostra un pugnale .
“Ah bene una schiava “, proprio quello che c'eravamo,pensavo di raggiungere il mercato nel pomeriggio ma a quanto pare il destino la portata qui”.
“Ma è fuggita e poi deve pagarla,non si fa del male a Simplicio senza pagarne le conseguenze “,tengo la mano stretta sulla daga,ho indosso la tunica con lo stemma della legione:”a fermarla ci penseranno i miei uomini,mi piace domare le ribelli,sono disposto a pargare più del suo prezzo “,dalla cintura tolgo un sacchetto con qualche pezzo d'oro,il tipo strabuzza gli occhi,una giovane varrà al massimo dieci pezzi d'argento.
Ovviamente fanno mille salamelecchi,getto a terra due monete d'oro ,il bestione le raccoglie guardandole con cupidigia,si inchinano:” sempre ai suoi servigi “,”andate ora ho altro da fare”,li guardo sparire oltre la curva.
Aquilia a seguito la scena e ride :”così ti piace punire le schiave? Un lato nuovo di mio fratello,dai cerchiamola poverina, sarà terrorizzata “.
Ci dividiamo e passiamo passo a passo i filari, sembra sparita,poi Aquilia mi fa un cenno,in un mucchio di foglie depositate il giorno prima qualcosa si muove,e tutt'intorno tralci d'uva.
Intimiano alla ragazza di uscire, improvvisamente esce dal fogliame brandendo un legno,rido e con mossa furtiva glielo strappo di mano.
Si legge terrore nei suoi occhi,si rannicchia in attesa dell'inevitabile, Aquilia la tocca,lei cerca di alzarsi per fuggire, a nulla valgono le nostre parole, ha gli occhi sgranati e si guarda in giro in cerca di una via di fuga,poi vistasi persa si accascia e sviene.
La sollevo tra le braccia emana un fetore terribile, è lercia e con i capelli unti, chissà cosa ha passato , entriamo in casa e la deposito su un triclinio,dalle vesti strappate si vedono macchie di sangue, Aquilia la gira e ci appare una visione disgustosa.
Ha la schiena sferzata da colpi di frusta, è piena di piaghe sanguinanti, Aquilia per un attimo si ritira inorridita, io che negli anni ho visto fin troppe sofferenze, chiedo a mia sorella di procurare acqua fresca e aceto.
Con una pezza inizio a pulire le ferite, subito Aquilia segue il mio esempio,la tapina ogni tanto si riprende ma poi dal dolore perde conoscenza ,laviamo tutte le piaghe e la avvolgiamo con bende pulite , è tutto quello che possiamo fare ora è nelle mani di Giove.
Dorme per ore ogni tanto a turno controlliamo il suo stato nella speranza che riapra gli occhi e si riprenda, nel frattempo nel focolare Aquilia ha messo a bollire della minestra e si è procurata delle erbe cicatrizzanti.
È quasi buio quando riapre gli occhi,tenta immediatamente di alzarsi e fuggire ma le gambe non la reggono e finisce rovinosamente a terra, Aquilia accorre immediatamente,le solleva la testa e le sente fronte,la ragazzina scotta,la possiamo su un giaciglio sperando che superi la notte.
Al mattino mentre sto consultando delle pergamene la vedo aprire gli occhi,mi avvicino facendole cenno di calmarsi e che non abbiamo cattive intenzioni,certo non e facile convincerla a rilassarsi ma Aquilia e soprattutto il profumo della minestra la calmano,ne riempiamo una ciotola colma,lei sgrana gli occhi e la divora in un lampo,Aquilia ne versa ancora un'abbondante porzione ,che quasi fagogita chissà da quanto tempo non mangia.
Ora è più calma,ha capito che non vogliamo farle del male,mia sorella l'aiuta a stendersi e insieme controlliamo le ferite, applichiamo i decotti di erbe per impedire la putrefazione e con una spugna iniziamo a lavare tutto il corpo, è così sporca che solo per lavarle bene i piedi e le braccia ci sono voluti due catini d'acqua, tolto lo sporco la ragazza ha la pelle bianca come il latte, deve essere arrivata da poco dal nord, poi per non metterla in imbarazzo lascio a mia sorella il compito di lavarle il corpo e vado a occuparmi del pollaio.
Al mio ritorno resto senza parole, Aquilia le ha lavato anche i capelli,mi appare una visione sotto lo sporco si nascondeva una dea da fare invidia a Venere.
Lunghi capelli ramati,occhi grandi di un azzurro intenso e un viso perfetto degno di una vestale,il corpo seppur coperto si nota che ha forme armoniose,due gambe magre ma ben fatte e caviglie sottili.
Appena mi vede sul suo viso appare una smorfia di paura, mi avvicino e le offro delle uova fresche,ci vuole un po' a convincerla che non sono come i suoi aguzzini, è sempre sul chi vive pronta a difendersi.
La situazione non mi piace,mi balena un'idea folle ma ho rischiato la vita per molto meno al servizio dell'imperatore,mi avvicino sfoderò la daga,la giro offrendogli l'impugnatura e mi fermo in attesa di una sua reazione.
Per un attimo tentenna poi impugna l'arma,mi guarda dritto negli occhi, io sostengo il suo sguardo con un largo sorriso, improvvisamente lascia cadere l'arma e il viso si riga di lacrime.
La stringo a me accarezzandole i capelli,la mazza si impennata tanto da sollevare la tunica,la posizione è tale da premere sul suo ventre, lei sembra non farci caso e finalmente tranquilla, piange lacrime sulla mia spalla.
Aquilia mi guarda sorridente “Lucio , spero che ora non mi cacci dal tuo letto, piuttosto lo dividiamo “,”che dici non vedi che è una bambina “,”la tua picca la pensa diversamente,ma dai lo sai che non sono gelosa magari aiuta a scaldarci nelle lunghe notti invernali “,”mi sa che da come la guardi non pensi solo a scaldarti “,la ragazza ci guarda persa, sicuramente parla un altra lingua ma sembra intuire qualcosa.
È da tempo che condivido il letto con Aquilia da due anni dopo la morte del marito,gli avevo promesso che se le sarebbe accaduto qualcosa mi sarei occupato di lei e così fu.
Certo ogni tanto,come tutti frequentavo il postribolo, oppure dopo una grossa bevuta in qualche taverna mi fermo a dormire in compagnia di una prostituta,ma Aquilia veniva per prima,era mia sorella, la mia amante e socia in affari.
Per qualche giorno la ragazzina riusciva a stare in piedi solo per poche ore ma per quanto le era possibile aiutava Aquilia nelle faccende di casa, quando ero presente si metteva buona buona in un angolo ad ascoltare i nostri discorsi.
In una settimana non ha proferito parola, sicuramente è Celta forse proviene dal nord della Gallia,ci sono stato distinguo la loro parlata ma lei resta muta, iniziamo a pensare che lo sia veramente ma durante l'agonia la sentivamo borbottare.
Ogni sera le cambiamo le bende,lei stringeva i denti ma mai un urlo è uscito dalle sue labbra, quando era nuda la guardavo con desiderio e anche Aquilia faceva lo stesso quando pensava che non la vedessi, vedere le sue dolci forme ormai era un premio dopo una lunga giornata di lavoro,a volte con la scusa di cambiargli la mente le accarezzavo i fianchi e i glutei,la notte io e mia sorella scaricavamo tra di noi il desiderio di farci sesso , sicuramente sentiva i nostri ansimi e le urla di piacere di Aquilia e sapere che ci ascoltava ci caricava ulteriormente.
Dopo un po' di tempo la portiamo con noi tra i filari,lei si dà da fare ad aiutarci,non è pratica ma ci mette buona volontà, ovviamente la teniamo d'occhio per evitare che tenti la fuga,non tanto per noi ma da sola finirebbe sicuramente in mani sbagliate,ormai la sentivamo parte della famiglia e non volevamo le succedesse niente.
Un giorno siamo soli io e lei, sto finendo di sistemare dei tralci quando la sento urlare :”Lucio attento alla tua destra”mi volto e vedo un cinghiale che mi carica,riesco a infilargli la daga nel cuore ma le zanne mi feriscono un polpaccio.
Lei come impazzita raccoglie la daga e da fendenti alla carcassa:”muori,muori bastardo”,poi si volta verso di me e mi aiuta a rialzarmi,mi appoggio alle sue spalle zoppicante mentre lei grida per chiamare Aquilia.
Mia sorella accorre terrorizzata:”tranquilla non è nulla ho ricevuto ferite ben peggiori”,le due mi aiutano a rientrare nella domus e mettermi seduto, è una brutta ferita ma non ha leso l'osso ,mentre Aquilia la lava,la ragazza si precipita fuori e dopo una decina di minuti torna con in mano erbe che non conosco,me le mette a secco e fascia stretta la ferita.
La guardo riconoscente :”grazie mi hai salvato la vita”,in uno stentano latino rispondere:”tu mi hai salvato,sono tua per sempre”.
Scoprire,che capiva la lingua ha messo me e mia sorella in imbarazzo,ora sa tutto di noi anche le cose più scabrose per i benpensanti.
“Perché non parlavi?”,abbassa il volto:”prima avevo paura,una schiava non ha nessun diritto,poi ho compreso le vostre buone intenzioni ma volevo fuggire, meno sapevate di me e magari non vi avreste dato una gran pena cercarmi ma poi..’,si zittisce.
La sensibilità delle donne è diversa, Aquilia capisce il suo dramma interno,:”vieni fatti abbracciare”,tende le braccia e la ragazza vi si rifugia,:”piccola non preoccuparti in noi hai trovato una famiglia non permetteremo mai che qualcuno ti faccia del male”.
Sono commosso da tanto affetto e mi unisco all'abbraccio, Aquilia appoggia le labbra alle sue,la ragazza senza esitazione permette alla lingua di intrufolarsi,mi godo lo spettacolo da debita distanza non voglio rompere l'incantesimo, ma inevitabilmente mi eccito e inizio a giocare col randello.
Le due sembrano perdute in un altro mondo,le lingue guizzano si assaggiano,le labbra si mordono in preda all eros,in un attimo le vesti volano,due ninfe cultrici di Saffo,le dita scorrono tra i sessi,la stanza si riempie di ansimi.
Non resisto alla visione delle sue tette morbide e con lunghi capezzoli,li succhio li mordicchio come a cercarne il latte materno la linfa della vita,i loro sessi umidi di rugiada mi attirano come una falena dalla luce, Aquilia capisce il mio desiderio si sistema a pecore e accoglie la spada nel suo ventre,il desiderio mi ubriaca,la ragazza le bacia tutto il corpo lasciandole una scia di saliva,in questo momento morirei felice,poi si mette anche lei piegata offrendo il suo frutto
alla bocca della mia amante,presto l'ancella è in preda al piacere,ansima ,mugola e si contorce, impossibile resistere,scarico bordate della mia essenza nel ventre dell'amata sorella e insieme urliamo per il piacere dell'orgasmo raggiunto.
Mi distendo tra di loro,la sconosciuta mi massaggia i trapezi il contatto delle sue mani mi provocano brividi e la picca si rianima,chiudo gli occhi ,le loro mani si impossessano della mazza,un piacere sottile diverso da quello che mi procuro da solo, sono nell'olimpo mi sento un semidio,poi qualcosa di inaspettato,sento labbra poggiarsi sulla verga,una lingua giocare con la cappella,una sensazione mai provata prima,ma è niente rispetto a quello che accade.
La ragazza accoglie la verga nella sua calda bocca, lentamente succhia e la fa scorrere sempre più in profondità fino a sentire le labbra accarezzare il pube.
Istintivamente cerco di andare sempre più in profondità, dò colpi di reni come a scopare,la verga pulsa prossima all'orgasmo,apro gli occhi e vedo il volto di Aquilia perso a guardare quello che accade,gli sguardi si incrociano le labbra si uniscono,sugelliamo l'amore che ci lega, l'amica accelera il ritmo delle pompate,grugnisco, fiotti di seme le invadono la bocca,inghiotte e si lecca le labbra.
Subentra un piacevole torpore,i loro corpi nudi stretti a me mi fanno sentire un dio,poi come fosse normale la ragazza si mette a cavalcioni sul mio viso offrendomi la vista della natura grondante umori,non ci penso due volte lecco il miele che cola copioso,un sapore piacevole che gusto per la prima volta,lei si muove ad indicarmi i punti più sensibili, succhio il gonfio clitoride e la sento guaire di piacere,la verga si rianima e punta il cielo, Aquilia ne approfitta mi sale in groppa e si impala a peso morto cavalcando come una amazzone.
Nonostante le venute ci vuole poco a strapparmi le ultime gocce di sperma, raggiungiamo tutti e tre l'orgasmo che ci lascia spossati per poi cadere tra le braccia di Morfeo.
Al risveglio guardo le mie donne dormire beate, è da poco che la conosco ma la sento già parte della nostra strana famiglia,le guardo dormire vicine e benedico gli dei per averle portate nella mia vita.
Mi spiace svegliarle ma è troppo il desiderio di baciarle,il primo bacio alla mia dolce sorella ,poi poggio le labbra su chi da poco è entrata nella nostra vita,lei si sveglia di soprassalto spaventata poi capisce che sono io e le sue labbra si dischiudono.
Il primo bacio,mi sento ormai legato a quella che poche settimane prima era una schiava, Aquilia ci osserva,vede la mia passione,per un attimo ho paura della sua gelosia ma presto mi rendo conto che non è da lei,e poi come può giudicarmi male visto che e attratta come me' dalla piccola barbara.
“Forse è giunta l'ora di parlare di tè ormai fai parte della famiglia e non certo come schiava o libera,per noi sei di più molto di più”.
Dice di chiamarsi Albiorica avevo ragione viene dal nord della Gallia,il suo villaggio si è ribellato a Roma,dei guerrieri compreso il padre e il fratello non sa la fine che hanno fatto,il villaggio è stato dato alle fiamme, come esempio a chi si ribella a Roma, della madre e della sorella ha perso le tracce,lo dice piangendo con Aquilia che le asciuga le lacrime.
“Le tue pene sono finite ,da ora in poi per tutti sarai Agrippa la donna destinata ad essere mia moglie,per la lingua non ti preoccupare ci penserò io”,mi guarda con quei suoi occhioni sgranati:”ma io sono solo una schiava e tu mi hai comprata”.
“Prendi questo pane che hai fatto ieri, bene hai pagato il prezzo della libertà ora sei libera di decidere della tua vita “.
Se non fosse per il lavoro che ci attende avrei fatto l'amore con lei,la mia dolce Agrippa,a sorpresa Aquilia le fa' una domanda:”sei vergine?”,”e come potrei,i mercanti mi hanno seviziata per giorni e a volte più d'uno, ho provato solo dolore e ribrezzo per l'uomo fino a quando ho sentito il tuo tocco e quello di Aquilia sulla mia pelle e ho scoperto cos'è il piacere”.
A malincuore andiamo a occuparci degli animali e della vigna Agrippa si rivela un valido aiuto, purtroppo questa sera ho un invito che non posso evitare,un ex commilitone ha organizzato una grande festa e devo partecipare per cortesia,preferirei stare accanto al focolare con le mie donne, chiedo a loro di partecipare, Aquilia è eccitata all'idea non è dello stesso parere Agrippa,ha paura che le succeda qualcosa e io non possa difenderla, è Aquilia a convincerla e forse ha ragione.
“Mio piccolo fiore devi affrontare l'ignoto,noi Romani non siamo così tremendi, almeno tra di noi,voglio che ti accettino e ti rispettino".
Indossano due tuniche uguali tinte di porpora abbellite da corolle di fiori sui capelli,sono meravigliose,due dee, entriamo nella grande domus dell'amico, è piena di gente che già si ingozza ed è in preda ai fumi del vino resinato di mia produzione, l'amico ci viene incontro e mi saluta.
“Ave Lucio sei sempre in forma e circondato da belle donne,credevo che Aquilia fosse la più bella tra le belle ma questa nuova amica se non la supera è di pari bellezza”,le ragazze salutano l'anfitrione come si conviene, Marco guarda Agrippa perplesso,la vedo mancare e le stringo la mano.
“L’amica mia parla male il latino”,”da dove viene?”, Agrippa balbetta:”devi scusarla, lei è più romana di noi, è nata il Gallia suo padre è pretore in Britannia, è cresciuta tra i barbari è deve ancora imparare i nostri costumi’.
"Perdonami non volevo metterla in imbarazzo ma come fai a conoscerla?”,sorrido:"sarà la madre dei miei figli, ringrazio gli dei di averla conosciuta”,”sei il solito fortunato, venite e divertitevi la mia casa è la vostra”.
Una grande festa in onore di bacco, è inevitabile che presto si trasformerà in orgia, Aquilia né è consapevole, anche se raramente qualche volta si è lasciata andare alla libido,per Agrippa è diverso,guarda disgustata l'evolversi della serata io resto con lei, non ho nessuna intenzione di onorare Bacco anche se quello che ci circonda mi eccita.
Meglio aspettare il rientro, è lei che desidero sopra ogni cosa, perciò mi limito al vino e al cibo senza esagerare,ad un certo punto la vedo trasalire, su un triclinio c'è una schiava posseduta da due cittadini, negli occhi di Agrippa si legge rabbia.
“Dimmi la conosci?”,”è stata mia compagna di giochi e ora è alla mercé di quei porci,vi odio vi odio tutti “ .
La trascino nel patio non voglio che si scoprì,ormai è parte di me' e non voglio che le accada nulla :”Agrippa o se vuoi ti chiamo Albiorica,credi che il tuo popolo sia in grado di dare lezione,ho visto intere famiglie massacrate per l'unico torto di essere Romane,uomini e donne violentate e date alle fiamme vivi in onore dei vostri dèi,anche voi avete la schiavitù e ho visto di persona come trattate i malcapitati che hanno la sfortuna di cadere nelle vostre mani,io ti amo e non mi interessa da dove vieni ho da quale tribù”,la bacio per un attimo sembra ritrarsi poi si lascia andare con trasporto.
Siamo intenti a pomiciare quando una voce ci interrompe:”sapevo di non sbagliarmi”, è Marco apparso alle nostre spalle:”continuate non volevo interrompere”, Albiorica sbianca,io mi preparo al peggio.
“Tranquilli amici miei,non ho nulla in contrario al vero amore,una persona la giudico dalle azioni come fai tu amico mio,e poi come giudicare anch'io sono innamorato di una donna comprata come schiava,ora lei e la madre sono libere,ma viviamo uniti il nostro amore,sai ero in Gallia quando Aureliano represse la ribellione delle ultime tribù che non accettavano l'impero,ho visto intere colonne di donne e bambini in catene il cui destino era di essere venduti come ricompensa per i legionari,quel giorno non potevo intervenire ma l'indomani mi sono rivolto a un capo manipolo, ho subito capito che era ingordo, cedendo gli schiavi ai mercati ne avrebbe ricavato massimo un pezzo d'argento a testa da spartire coi soldati,gli ho offerto quattro sesterzi d'oro per tre donne e un bambino,voleva li scegliessi ma non volevo trattarle come bestiame,il fato ha voluto che trovassi l'amore,quindi non vi giudico anzi sento di esserti ancora più amico”.
“Marco mi hai reso orgoglioso di averti salvato la vita “,ci abbracciamo entrambi commossi ,sentire le sue parole anche Albiorica ha il viso rigato di lacrime.
Improvvisamente una remota speranza:”senti Marco Albiorica ha visto quella ragazza alle prese con due uomini”,ah sì parlate di Andounna ,una vera ninfa dell sesso,non ne ha mai abbastanza, è la madre del ragazzino”.
“Quindi provenivano dal villaggio di Albiorica”, negli occhi della mia donna una flebile speranza;”dimmi ti prego come si chiama la tua donna “,”vieni andiamo da loro,non amano partecipare a queste feste ma devo farle per gli affari “.
Ad Albiorica tremano le gambe devo sorreggere il mio amore, entriamo in cucina,un momento struggente, Albiorica spalanca gli occhi ,un grido:”Alisia,mamma”,le due si voltano e trasalgono,dopo solo baci e abbracci.
Ritrovare i suoi cari a miglia di distanza da casa dopo un'esistenza senza speranza,i misteri della vita,a volte gli dei tolgono e altre sono magnanimi,questa sera non riuscirei a staccarle,decido con Marco di fermarmi da lui.
Cerco Aquileia,la trovo nel pieno dei bagordi,l'informo di quanto successo,lei è più stupita di me,ormai è notte fonda mi ritiro nella camera messa a disposizione da Marco con mia sorella,lei è sazia di sesso ma in ogni caso non l'ho farei,ormai la mia ossessione è Albiorica,ogni attimo senza lei è una fitta al cuore, stento ad addormentarmi con accanto mia sorella che russa come un bufalo, resto a occhi chiusi pensando agli eventi della giornata quando sento le dolci labbra lambire le mie :”ssst,non svegliamo Aquilia, cerchiamo un altro posto, voglio fare l'amore”, tranquilla da quanto ubriaca niente la sveglia”.
Nella stanza filtra il chiarore della luna è una visione da perdere il fiato,la pelle chiara,i capezzoli più scuri che dal desiderio sono come due fragoline,il cespuglio ramato che nasconde l'agognato frutto.
Il cuore accelera i battiti,le bacio tutto il corpo dal collo alle dita dei piedi che succhio uno a uno,non ho mai desiderato così una donna,lascio scie di bava sino a raggiungere il traguardo,il naso si insinua nel boschetto ad aspirarne il profumo di donna,la verga duole da tanto è dura,ma prima voglio gustare il suo frutto,la lingua lambisce le grandi labbra poi affonda nel laghetto di umori,il suo sapore è nettare degli dei,la stanza pervasa dai suoi ansimi.
Quando le labbra si impossessano del clitoride e lo mordicchiano un lungo guaito,il primo lungo orgasmo , accanto a noi Aqulia dorme tra le braccia di Morfeo ignara del nostro amore.
Albiorica si impossessa della picca che subito sparisce tra le dolci labbra per restituire il favore ma io voglio ancora gustare il suo miele,cambiamo posizione ognuno trastulla in sesso dell'altro fino all'inevitabile epilogo,lei trema e dalla vagina partono schizzi,mentre anch'io vengo con lunghi fiotti, è la prima volta che vedo una donna venire così mi riempie il viso di brodino,un leggero sentore di urina poi l'assaggio e bevo tutto.
Albiorica è carica vuole la verga dentro di lei dove ha conosciuto solo violenza,mi sale in groppa,prende la mazza e l'accompagna fino all'entrata dei campi Elisi ,io resto immobile è lei a prendere l'iniziativa,prima fa entrare lentamente la verga di pochi centimetri,muove il bacino per gustare l'intruso poi si lascia cadere di peso e dalle sue labbra esce un lungo sospiro.
Per un attimo si ferma,sento i muscoli interni spremermi la picca,una sensazione mai provata poi come in preda ad un raptus inizia a cavalcare come una furia e io dare colpi col bacino, è la mia donna e spero lo sarà fino alla morte.
È l'ancella di Eros, rallenta la monta,lo fa uscire completamente poi affonda ,ad ogni colpo ansima di goduria poi improvvisamente mi duole la mazza la donna caccia un urlo da svegliare la domus.
Mi spavento credo stia male anche Aquilia soprassale e si sveglia,la povera Albiorica presa dalla passione ha sbagliato l'affondo e si è infilata la mazza fino in fondo nell'intestino.
Occhi sgranati e lacrime che le rigano il viso,la porto verso di me e la bacio con tutta la passione,per un attimo resta immobile,la guardo fissa negli occhi:”ti amo e voglio sposarti,adesso stai ferma e abituati all'intruso se cerchi di estrarlo ti farà molto male”.
Lei ubbidisce,le scendono ancora lacrime,il viso una maschera di dolore ma poi qualcosa cambia,il viso si distende dalle labbra mugolii,sento che stringe e rilascia i muscoli dello sfintere l'espressione cambio e inizia a ansimare, lentamente riprende a cavalcare , rivolta gli occhi al cielo dal piacere,una venere la mia dea dell'amore,riprende a pompare con lena,ormai è in preda al piacere,gocce di sudore mi cadono sul petto,il caldo budello mi strappa grugniti,la libido aumenta non so per quanto riesco a trattenermi, stringo i denti per godere del suo morbido pertugio il più a lungo possibile ma poi raggiungo il limite,lei urla al mondo l'orgasmo mentre le scarico la mia essenza nell'intestino,poi distrutta dagli orgasmi si abbandona all'oblio e crolla sul mio corpo in un sonno profondo .
Aquilia la guarda estasiata,le accarezza i capelli e poi si rannicchia accanto a me e ci addormentiamo.
Ci svegliamo a metà mattina,le donne che amo accanto a me',bacio gli occhi e il viso ad Albiorica per donargli un dolce risveglio,mia sorella segue l'esempio, Albiorica apre gli occhi e sorride, guardiamo i nostri corpi sudati e sporchi di escrementi, Aquilia scoppia a ridere una risata contagiosa che ci coinvolge.
“Se ben ricordo,a pochi metri c'è il natatio ci conviene lavarci, giusto per togliere certi odori sgradevoli”mia sorella è una donna pratica e sa affrontare ogni situazione,ci caliamo nudi nelle acque,ormai la domus si anima di lavoratori ma noi prendiamo i nostri tempi concedendoci baci carezze e spruzzi d'acqua, improvvisamente Albiorica si irrigidisce mi volto e vedo la madre e la sorella che la guardano sorridenti.
“Ave figlia mia presentarci questo bel cittadino “,la sorella è abbracciata a Marco simpatica e frizzante come l'aria mattino,la madre,ha un viso che trasmette serenità.
“E così questo è il tuo salvatore,capisco il perché ti sei innamorata”, Marco finge di guardarla torvo :”preferisci il mio amico guarda che potrei ripudiarti e tenere tua madre che almeno sa governare la domus non perdere tempo a ciacolare con tutti “,”prova a sciogliere il nodo e ti dimostro cos'è la furia di una guerriera galla “.
Una piccola spinta e la getta nell'acqua,non capisco la lingua, sicuramente sono maledizioni e imprechi , poi Marco ci raggiunge,ci godiamo la giornata i suoi lavoranti,sono tutti dei liberi, Aquilia fa amicizia con Asseda compagna d'infanzia di Albiorica,a dire il vero si sono conosciute durante i bagordi del baccanale,tutte e due anno ancora le occhiaie segnate,rientriamo al tramonto per accudire gli animali.
Passano giorni e mesi,il nostro legame è sempre più forte,in primavera il feziale ci unisce in matrimonium,oggi siamo una coppia felice e invidiata,il nostro vino resinato si vende anche a Roma,ho fatto costruire una piccola dimora per Aquilia e Assenda, le due oramai sono più che amanti,ma secondo le loro tradizioni a volte dividiamo il letto con l'intera famiglia mia e di Marco che ormai considero un fratello.
Bella la vita lontana da Roma,dove le stagioni scorrono scandite dai prodotti della terra e circondati d'amore, ringrazio gli dei di aver messo sulla mia strada Albiorica,la piccola schiava che ha conquistato il mio cuore.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Schiava :

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni